La donna nella Resistenza

Sulle strade delle memorie partigiane del Roero ricordiamo alcune donne. Le donne che hanno impresso orme speciali.

Strade, viottoli e sentieri boschivi raccontano dei nostri partigiani. Ardimentose spedizioni e grevi ritirate. Vittorie esaltanti e amare sconfitte. Ma cosa ci dicono delle loro mamme? Fidanzate, spose, sorelle?

Su queste strade pedalavano le giovani staffette. Portavano  messaggi e  munizioni. La bicicletta è  l’icona della staffetta, donna partigiana.

Le donne della Resistenza sono infermiere e sarte. Sono addette a ricomporre le salme dei caduti. Ad avvertire ed assistere i familiari. A piangere con loro i morti.

Le donne della Resistenza sanno destreggiarsi negli interrogatori.

Le donne della Resistenza sono anche combattenti.

Il ritratto della donna partigiana

Icilio Ronchi della Rocca nel suo “Ricordi di un partigiano” cita la coraggiosa Catterina, moglie di “Morgan”, Stefano Boarino, brillante protagonista, insieme a lui, della Resistenza a Sommariva Perno. «[…] lavorano alacremente per accompagnare partigiani, recar missive, trasportare viveri, armi e munizioni […]. Sfidando le pattuglie nemiche portavano il loro prezioso carico di materiale e di notizie al comando […]. Era ammirevole lo spirito che le animava anche in momenti estremamente pericolosi: lasciavano la famiglia per dedicarsi completamente alla nostra causa senza preoccuparsi che potevano … Continua a leggere

“Sonia”, la sposa di Della Rocca

“Sonia”, Malvina Garrone, è braidese.

Studia al liceo classico “Govone” di Alba. Qui respira l’aria di ribellione al regime fascista.
Compagna di scuola di Beppe Fenoglio. Allieva di Leonardo Cocito e di Pietro Chiodi.

Durante la Resistenza diventa un solido punto di riferimento per i combattenti della 12a Divisione Bra.

Finita la guerra, sposa il suo comandante Icilio Ronchi della Rocca. Con lui va a vivere nella cascina di San Grato di Monteu Roero. Luogo di rifugio dei partigiani.

La Casa di Gemma

Gemma Pasquale-Brocca Ferrero, moglie di Antonio Ferrero, padre della Resistenza roerina.

La casa di Gemma «fu il covo segreto dei primi cospiratori, magazzino permanente di armi e generi alimentari, centro d’incontro dei resistenti locali, roerini, provinciali e regionali; […] nascondiglio sicuro di diversi prigionieri alleati» (cit. Paolo Pasquero).

La casa di Gemma è rifugio e cure per Duccio Galimberti ferito. Vi resta quasi un mese dopo l’operazione all’ospedale di Canale. Gemma affronta  con coraggio quel gravissimo rischio. Subisce perquisizioni e soprusi d’ogni genere.

“La Grisa”, Olga Ferrato Bellero

“La Grisa”, Olga Ferrato Bellero, di San Damiano d’Asti ma molto attiva anche nel Cisternese.

Moglie di Francesco Bellero “il Gris” capo di stato maggiore della 6a Divisione Alpina. Madre di due tre figli: i Nini, Dedo e Augusto.  Insieme danno vita al Gruppo di San Damiano. Diventa poi l’intraprendente 21a Brigata.

La Grisa si distingue in mille occasioni. Nasconde e cura a casa sua partigiani feriti. Supera con sicurezza persecuzioni e soprusi.

Nella battaglia del 14 novembre 1944 tiene un comportamento eroico. Insignita della Medaglia di bronzo al valor militare.

Lodovica Moretti Faccenda

Lodovica Moretti Faccenda, convinto e coraggioso sostegno «di una grande famiglia partigiana. Il marito Leone – scrive Pasquero – cofondatore e membro effettivo del CLN locale, con i figli Antonino ed Enzo, fu tra i fondatori della 23a Brigata Canale, di cui proprio Antonino, sottotenente d’aviazione, fu il primo comandante. Le figlie Bianca e Gemma furono assidue ed instancabili collaboratrici. La loro casa, la cascina di campagna, i loro camion e tutto ciò che avevano fu messo a disposizione dei partigiani». Lodovica, pur impegnata nella cura degli altri sei figli, non soltanto non ostacolava la rischiosa attività di staffette delle due ragazze, né quella molto più esposta del marito e dei figli maggiori; ma incoraggiava, consigliava, escogitava stratagemmi. Visse gli anni della Resistenza superando con una straordinaria forza d’animo continue angherie da parte di tedeschi e repubblichini.

Suor Angela

Suor Angela Cucchi. Per settant’anni colonna portante dell’ospedale di Canale.

Simpatica e gentile, disponibile e discreta. Per tutto il periodo della Resistenza si può contare su di lei. Ventiquattro ore al giorno per nascondere e curare partigiani feriti o accorrere nottetempo a prestare loro i primi soccorsi nei luoghi più impensati.

Il 15 gennaio 1944 accoglie in ospedale  Duccio Galimberti ferito. E’ lei ad assisterlo durante e dopo l’operazione. E’ lei a sottrarlo con un geniale stratagemma da un’incursione repubblichina.

“Milly”, Emilia Cordero

“Milly”, Emilia Cordero, di Canale. Staffetta partigiana. Croce di Guerra al merito di combattente partigiana.

Sempre in viaggio con la sua bici per Alba, Asti, Torino, San Damiano, Cisterna. Informazioni e spionaggio, collegametno tra i gruppi partigiani.

Antifascista convinta da sempre.  Nell’estate del 1944 entra con entusiasmo nella Brigata Canale.

Nella famosa battaglia di Santo Stefano Roero segnala gli spostamenti dei repubblichini. Avverte i partigiani della 23a, già piazzati sulla strada di Monteu Roero, che la colonna nemica si dirige verso Santo Stefano Roero.

Milly è il primo soccorso per i feriti della Brigata.

Lascia scritto nel testamento: «Desidero essere tumulata con il mio fazzoletto blu, la bandiera di noi Autonomi al collo e con la mia croce di guerra sul petto”.