Una gran pozza di sangue

La lapide riporta i nomi dei quattro partigiani fucilati il 1 giugno 1944 lungo la statale 29 presso la casa cantoniera:

  1. Pietro Botto “Pietro”, nato a Dogliani il 22 settembre 1926,
  2. Guido Cane “Balilla”, nato a Diano d’Alba il 1 gennaio 1924,
  3. Bartolomeo Squarotti “Sergio”, nato a Sanremo il 22 giugno 1911,
  4. Virgilio Scioratto “Bigi Bigi”, nato ad Asti il 20 novembre 1922.

I primi tre fanno parte della formazione partigiana costituita a Mombarcaro tra la fine del dicembre 1943 e l’inizio del gennaio 1944.

Il 24 aprile 1944, durante una missione Pietro Botto si trova a Campetto, una frazione di Castino in Valle Belbo, in attesa di un lancio degli alleati.

Il gruppo si imbatte in una squadra anti partigiana dei “Diavoli neri” e ne segue uno scontro a fuoco.
Pietro Botto, ferito e portato all’ospedale di Alba, è tradito da una spiata e per questo arrestato dai fascisti e portato all’ospedale militare di Asti. Guarito è imprigionato nelle carceri della stessa città.
Bartolomeo Squarotti e con lui il comando dei “Diavoli rossi” (Luigi Fiore “tenente Gigi”, Guido Cane, Lorenzo Bernocco, Santino Piconcelli e Domenico Guglielmino) sono catturati in una baita, “ciabot Piovan”, situata sulla collina che sovrasta il torrente Riavolo, tra Roddino e Cissone, nella notte tra il 16 e 17 maggio, a seguito del tradimento di uno o due fascisti infiltrati tra i partigiani.
Quella notte, proveniente da Monforte, si trova con loro anche Giovanni Latilla tenente “Nanni”. Catturato, riesce rocambolescamente a fuggire saltando giù dal camion e gettandosi nel bosco.
Virgilio Scioratto è catturato la notte del 16 maggio a Dogliani, insieme a Giuseppe Vairo che con Fiore, Bernocco, Piconcelli e Guglielmino è deportato in Germania.
Nessuno farà più ritorno.

Squarotti, Cane e Scioratti sono accusati dai fascisti di aver ucciso un loro soldato a Mussotto d’Alba.

Virgilio Sciarotto, militare che accetta di essere trasferito all’UPI (Ufficio Politico Investigativo) di Asti, all’inizio di marzo del 1944 inizia a collaborare come “informatore” con le forze della resistenza astigiana.
Il 24 marzo favorisce la fuga di 4 partigiani dal carcere di Asti. Ai primi di maggio all’UPI emergono sospetti su Scioratti che è costretto a fuggire. La fuga, secondo documenti fascisti, avviene il 5 maggio 1944.
Si unisce così alla squadra comandata da Bartolomeo Squarotti che nel frattempo prende il nome “Diavoli rossi”.

 

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